La libertà non è scegliere tra il bianco ed il nero ma sottrarsi a questa scelta

 

Giovanni Cumbat nasce a Roma nel 1952 da genitori Triestini. Il padre pilota dell’Aeronautica militare Italiana è medaglia d’argento al valore dell’ultima guerra, la madre laureata in lingue.

Sin dalla tenerissima età dimostra attitudini di grande manualità e creatività.

A sei anni segue il padre inviato a ricoprire l’incarico di addetto aereo nautico presso l’ambasciata a Mosca. In quegli anni Stati Uniti e Russia si fronteggiano in uno scontro definito “Guerra fredda”, col timore di giungere allo scoppio di una terza guerra mondiale. Durante questo periodo, il clima politico, il grande freddo, le atmosfere, influenzano profondamente la formazione ed il carattere.

I soventi viaggi in giro per il mondo a seguito della madre, pur giovanissimo, gli aprono il cuore e la mente. Popoli, architetture, colori, immagini in genere così differenti tra loro da infonderli un grande desiderio di conoscenza e fornendoli un enorme patrimonio culturale. Gli studi intrapresi in paesi e luoghi differenti gli permettono l’apprendimento di più lingue straniere che si riveleranno strumento assai utile nella vita a venire.

Osservare, emozionarsi, fantasticare sono verbi familiari. Una nuvola, un albero, un volo di uccelli, un tramonto, un volto, un passo di danza, una nota tutto gonfia il suo cuore.

A diciotto anni realizza la prima scultura con fusione a cera persa in bronzo. Nel 1970 incontra il grande artista Henry Moore in uno scambio breve ma intenso. Nel commiato una frase dell’artista rimase nella testa di Giovanni: In ciò che fai vedo la tua impronta digitale, prosegui con amore ed entusiasmo…

Nel triennio 1975-1978 vive a Trieste per lavoro e come professionista sportivo, della pallamano. Gli allori conseguiti non lo trattengono dall’intraprendere una grande avventura, la ricerca e la conoscenza di se stesso. Il paese prescelto è la Nigeria, il lavoro quello di tecnico.

Sono anni pieni di nuove esperienze, emozioni, grandi sacrifici e dure prove. Un patrimonio che va ad ampliare ciò che sarà fonte di ispirazione.

Tornato in Italia, nel 1986 si sposa ed un figlio corona la sua famiglia. Le nuove responsabilità imprigionano la sua creatività in un piccolo ufficio-atelier. Solo i ritagli di tempo nei Sabati e nelle Domeniche restano gli unici periodi fertili per esprimere ciò che il cuore detta alla mano.

Pian piano prende però corpo l’idea che il lavoro da artista sarà il mezzo per poter acquisire la libertà di esprimersi a tempo pieno.

Nel 2005, con l’acquisto di una casa in campagna, realizza “il sogno della vita”, un laboratorio ampio a contatto con la natura. Non più spazi angusti e ristretti, tutto a portata di mano in modo da poter passare da una tecnica ad un’altra senza impedimenti. Autodidatta, al di fuori da ogni omologazione, esplode in lui la convinzione di poter realizzare tutto ciò che la fantasia gli detta. Usare materiali e generi di espressione, inventarne di nuovi. Irrefrenabili le idee e le opere si materializzano una ad una.

Manipolare la “Res”, emozionarsi e poter emozionare sino la consacrazione della mostra antologica “Fantasia in cerca d’autore” tenutasi nel 2009 presso la Galleria romana L’Agostiniana in piazza del Popolo.

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